Quasi due ore di dialogo franco e sereno. Toccando temi come la pace, le migrazioni, le vie per rispondere alla crisi di vocazioni, la povertà della Chiesa, i giovani (e la famiglia), ma anche la crisi climatica (con il pensiero agli alluvionati della Romagna) e la temperie culturale in cui la Chiesa italiana è chiamata oggi ad annunciare il Vangelo. È iniziata così, questo pomeriggio la 77ma Assemblea generale della Cei, che dopo gli anni del Covid è tornata nella sua sede consueta: l’aula nuova del Sinodo in Vaticano. Così come altrettanto consueta, nel pontificato di Papa Francesco, è stata la modalità di inizio: il dialogo a porte chiuse tra il Pontefice e i vescovi, che hanno rivolto al successore di Pietro 15-20 domande, ascoltandone le risposte a braccio. E anche una sorta di bollettino medico, dato che Francesco ha rassicurato tutti sulle sue condizioni di salute, scherzando anche su improbabili, al momento, onoranze funebri.
Papa Bergoglio è giunto all’appuntamento con una mezzoretta di anticipo, tanto è vero che alle 15,30 era già nell’edificio progettato da Pierluigi Nervi. Dopo un momento di preghiera iniziale e il saluto del cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, che ha ricordato i tanti momenti in cui nell’ultimo anno la Chiesa italiana ha avuto modo di incontrare il Papa e di ascoltare la sua voce, è iniziato il dialogo. Con il Pontefice che ha anche donato ai vescovi un libro, intitolato Fratellino, invitando a leggerlo per prendere coscienza del dolore delle persone che si trovano a vivere le tragedie legate ai flussi migratori.
Al termine dell’incontro, sono stati alcuni vescovi presenti, uscendo alla spicciolata dal cancello posto accanto al Palazzo del Sant’Uffizio, a commentare con i cronisti di Avvenire e di Tv2000 l’ottimo esito del dialogo.
«È stato un incontro importante perché a contatto con i problemi del Paese e della Chiesa. Il Papa ha sottolineato l’urgenza di un nuovo slancio di evangelizzazione che passa attraverso una testimonianza credibile», ha detto il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, notando come l’incontro sia iniziato prima del previsto e sia durato a lungo: «Significa che c’è una familiarità che con il Papa diventa dialogo, possibilità di fare domande con risposte sempre puntuali».
«I vescovi – ha aggiunto Baturi – sono chiamati ad avere compassione dell’uomo, soprattutto nelle situazioni di difficoltà e bisogno. Siamo stati incoraggiati a proseguire su questa strada che trova nel cammino sinodale un alveo privilegiato di confronto e lavoro».
Per ciò che concerne in particolare la sinodalità il Pontefice ha fatto notare che, iniziata con san Paolo VI, giunge ora a maturazione con la visione di una Chiesa tutta sinodale.
«C’è stato un confronto a cuore aperto sui temi più attuali – ha confermato il vescovo di Teggiano-Policastro, Antonio De Luca – come l’emigrazione, l’accoglienza, l’attenzione che come pastori dobbiamo porre non solo in termini di emergenza, dato che è un problema strutturale. E non è mancata la riflessione sul rapporto della Chiesa italiana con il denaro e la relazione con la povertà». L’atteggiamento del Papa è stato comunque quello di un padre che incoraggia, anche quando ha affrontato temi come il ridimensionamento numerico della vocazioni e le questioni del mondo giovanile. Anche il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Fabio Ciollaro, ha sottolineato l’importanza della cura dei seminaristi e dei sacerdoti, toccato a più riprese da Francesco.
Tra i temi posti da vescovi anche quello della pace: cosa fare concretamente per raggiungerla. Il Papa non è entrato nel dettaglio della missione di pace del cardinale Zuppi, ma ha ricordato che lo scenario potenziale è quello di una terza guerra mondiale.
Come ha ricordato il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, «è ritornata in alcune domande la questione culturale dell’epoca odierna, cioè i temi forti che riguardano l’antropologia e la visione unificante che certa cultura vuole portare avanti a scapito della realtà».
In sostanza il Papa ha affrontato anche con i vescovi il problema dell’ideologia del gender, cioè la tendenza ad abolire le differenze, il che innesca derive pericolose. Temi sottolineati anche dall’arcivescovo di Torino, Roberto Repole. Mentre monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha posto la questione ecologica.