È questo il giorno in cui si celebra l’Epifania, cioè la manifestazione del Signore “a tutti i popoli, impersonati dai Magi”. Papa Francesco all’Angelus esorta a trovare il tempo per guardare i bambini, “i piccoli che pure ci parlano di Gesù, con la loro fiducia, la loro immediatezza, il loro stupore, la loro sana curiosità, la loro capacità di piangere e ridere con spontaneità, di sognare”. “Dio si è fatto così: bambino, fiducioso, semplice, amante della vita”:
Se staremo davanti a Gesù bambino e in compagnia dei bambini impareremo a stupirci e ripartiremo più semplici e migliori, come i Magi. E sapremo avere sguardi nuovi e sguardi creativi di fronte ai problemi del mondo.
Dio in un semplice bambino
Francesco invita a soffermarsi sulla dinamica della scena dell’Epifania. I Magi, partiti dall’Oriente, sono “saggi ricercatori” che, dopo essersi lasciati interrogare dall’apparizione di una stella, “si mettono in cammino e giungono a Betlemme”. “Lì trovano Gesù, con Maria sua madre, si prostrano e gli offrono oro, incenso e mirra”.
Uomini sapienti che riconoscono la presenza di Dio in un semplice Bambino: non in un principe o in un nobile, ma in un figlio di povera gente, e si prostrano davanti a Lui, adorandolo. La stella li ha condotti lì, davanti a un Bimbo; e loro, nei suoi occhi piccoli e innocenti, colgono la luce del Creatore dell’universo, alla cui ricerca hanno dedicato l’esistenza.
Adorare non è perdere tempo
Quella di riconoscere “il Signore della vita” è un’esperienza decisiva per i Magi. Ed e importante, spiega il Papa, anche per noi.
In Gesù Bambino, infatti, vediamo Dio fatto uomo. E allora guardiamo a Lui, meravigliamoci della sua umiltà. Contemplare Gesù, restare davanti a Lui, adorarlo nell’Eucaristia: non è perdere tempo, ma è dare senso al tempo. Adorare non è perdere tempo, ma dare senso al tempo. Questo è importante, lo ripeto: adorare non è perdere tempo, ma dare senso al tempo. È ritrovare la rotta della vita nella semplicità di un silenzio che nutre il cuore.
Vediamo con lo sguardo dei bambini?
Sostare davanti alla scena della Natività significa anche fare spazio a interrogativi profondi. Francesco pone, in particolare, alcune cruciali domande rivolte al cuore di ogni uomo.
Chiediamoci dunque: in questi giorni ci siamo fermati ad adorare, abbiamo fatto un po’ di spazio a Gesù nel silenzio, pregando davanti al presepe? Abbiamo dedicato del tempo ai bambini, a parlare e a giocare con loro? E infine, riusciamo a vedere i problemi del mondo con lo sguardo dei bambini?
Dal Pontefice infine la preghiera che “Maria, Madre di Dio e nostra, accresca il nostro amore per Gesù Bambino e per tutti i bambini, specialmente quelli provati da guerre e ingiustizie”.
Post Angelus
Dopo la preghiera mariana Francesco ha ricordato che sessanta anni fa “il Papa San Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora si incontrarono a Gerusalemme, rompendo un muro di incomunicabilità che per secoli aveva tenuto lontani cattolici e ortodossi”. Pensando “a quello storico gesto di fraternità compiuto a Gerusalemme”, il Pontefice ha esortato a pregare “per la pace in Medio Oriente, in Palestina, in Israele, in Ucraina, in tutto il mondo”. Il Papa ha anche espresso la propria vicinanza “al popolo iraniano, in particolare ai familiari delle numerose vittime dell’attacco terroristico avvenuto a Kerman”. Ricordando che “l’Epifania è la Giornata dell’Infanzia Missionaria”, Francesco ha infine salutato “i bambini e i ragazzi missionari del mondo intero”.