Fratellanza Umana, dai giovani una guida pratica di solidarietà per gli atenei

Portare tra i giovani, partendo dalle comunità universitarie e dai campus di tutto il mondo, i valori del Documento sulla Fratellanza Umana, firmato cinque anni fa da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Al-Tayyeb, grazie ad una “guida pratica alle soluzioni di solidarietà” che stanno completando. E’ questa la missione con il quale si sono salutati gli undici studenti universitari selezionati per il programma “Human Fraternity Fellows” (Amici della Fratellanza Umana), per la promozione dell’armonia interculturale e interreligiosa, che sono stati protagonisti di una settimana di dialoghi, lezioni e visite guidate, ad Abu Dhabi, dal 3 al 10 febbraio scorsi, in occasione del quinto anniversario del Documento, firmato nel Founder’s memorial della capitale degli Emirati Arabi Uniti.

Abdelsalam: una guida che aiuti i giovani a vivere la fratellanza
Abbiamo incontrato alcuni di loro prima della partenza, dopo giorni intensi nei quali hanno animato il terzo panel di confronto del “Majlis della Fratellanza Umana” – nel pomeriggio del 4 febbraio, presso la Casa della Famiglia Abramitica – ma anche, con le loro domande, la tavola rotonda del Premio Zayed per la Fratellanza Umana, la mattina del 6 febbraio nell’Emirates Palace Hotel. Sofia e Ishan, Aisha e Shaddy, tutti poco più che ventenni come gli altri sette giovani di questa esperienza unica, continueranno a incontrarsi online, come hanno fatto da ottobre 2023 fino alla vigilia del viaggio ad Abu Dhabi, per mettere a punto l’e-book, la guida pratica “che illustri come i giovani possono vivere la fratellanza umana nelle loro comunità e nei campus universitari”, spiega il giudice egiziano Mohamed Abdelsalam, segretario generale del Muslim Council of Elders (Consiglio musulmano degli anziani) e del Premio Zayed, che ha lavorato sin dall’inizio a questo progetto.

I dialoghi online promossi dalla Georgetown University
Con lui il rappresentante della Georgetown University di Washington, che con l’Alto Comitato per la Fratellanza Umana promuove il programma, Thomas Banchoff, direttore del Berkley Center e vicepresidente per l’impegno globale dell’ateneo statunitense, che sottolinea come l’Human Fraternity Fellows, “riconosce che le università, in quanto microcosmi di società più ampie, possono essere terreno fertile per coltivare la comprensione e il rispetto reciproci tra fedi diverse”. La prima proposta del programma sono stati quattro “dialoghi globali sulla Fratellanza Umana”, tenuti online da febbraio a marzo 2023 e ospitati dalla Georgetown University, che per 90 minuti hanno visto più di un centinaio di giovani studenti di 40 Paesi condividere le loro impressioni sul Documento sulla fraternità umana, discutere la sua rilevanza per i loro contesti locali e le loro comunità di campus e proporre idee creative per promuovere la solidarietà interculturale e interreligiosa nella pratica”.

Sofia: oggi siamo undici amici, continueremo ad incontrarci
Tra loro sono stati selezionati gli undici che poi si sono incontrati di persona ad Abu Dhabi, dopo aver individuato, nei primi colloqui online, alcuni degli ostacoli al dialogo interreligioso e all’inclusività all’interno dei loro contesti universitari ed iniziato ad esplorare soluzioni che si fondino sui principi delineati dal Documento. “Oggi, dopo questa esperienza, siamo diventati un gruppo di amici che negli anni continuerà a condividere, on line ma non solo, quello che abbiamo imparato qui ad Abu Dhabi, anche con gli altri studenti delle nostre università” sottolinea Sofia Lanza, 21 anni, di Verona, che si sta specializzando in Studi Mediorientali all’Università di Edimburgo, in Scozia.

“Per un approccio più pratico al dialogo interreligioso”
Sofia, come segretario e responsabile interreligioso dell’Unione degli studenti cattolici dell’ateneo scozzese, è impegnata nel promuovere la comprensione e del dialogo tra comunità religiose diverse, soprattutto attraverso la comunicazione. Collabora con l’organizzazione interreligiosa Edinburgh Interfaith Association (Eifa), per la quale segue progetti locali e internazionali, e conduce il podcast “Future of Faith”. Spiega di aver voluto partecipare alle selezioni per il programma perché vorrebbe un “approccio più pratico al dialogo interreligioso” che considera oggi “troppo diplomatico”. “Tante volte – ci dice – i confronti e dibattiti tra esponenti di diverse fedi non vengono capite dai giovani perché sembrano così distanti da noi, quasi surreali, mentre questo programma ci dà la possibilità di effettivamente sentire questo dialogo come nostro e voglio fare la mia parte”. Anche il Documento sulla Fratellanza Umana, che per Sofia “rimarrà nella storia”, deve diventare per lei “un documento che possiamo usare tutti i giorni, nella nostra vita e all’università, e a cui riferirci quando vogliamo parlare e fare la pace. Per i giovani di oggi e per quelli di domani”.

Ishan: un testo che ci parla, ma da far capire ai giovani
Accanto a lei annuisce Ishan Datey, ventunenne studente della School of Foreign Service della Georgetown University, che si sta specializzando in Scienza, tecnologia e affari internazionali e in Religione, etica e affari mondiali. La sua famiglia è originaria dell’India, e Ishan è responsabile del dialogo interreligioso dell’Associazione degli studenti indù dell’ateneo statunitense. “Per come è fatto ora – ci dice – non credo che sia ‘digeribile’ in tutte le sue parti per noi giovani. C’è del lavoro da fare, ma già così i suoi parla a noi giovani di pace, armonia e dialogo. Abbiamo tutti un unico Padre, e quindi quello della Fratellanza umana è un valore per tutti gli esseri umani”.

“Nel documento i valori della tradizione indù”
Attivo nella comunità dharmica della Georgetown, Ishan ha visto nel programma “Human Fraternity Fellows” una “opportunità per confrontarmi con persone di tutto il mondo sulla religione e far conoscere la tradizione indù dharmica”. Al ritorno negli Stati Uniti, “diffonderò quanto abbiamo discusso qui ai miei familiari e al nostri amici, ma poi, attraverso i social, anche ai compagni di fede in India e nell’Asia meridionale, per spiegare come le persone fedeli alla nostra tradizione possono interagire con la Fratellanza umana e unirsi a questa causa”.

Aisha e la pagina Instagram “House of Tolerance”
Con loro c’è anche Aisha Alyassi, 23 anni, emiratina di Dubai, una laurea in Studi internazionali presso l’Università americana di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, che sta frequentando come studente post-laurea il King’s College di Londra, in Gran Bretagna. Appassionata nella promozione della pace e la tolleranza globale, la sua ricerca attuale si concentra sulle minoranze religiose nel Medio Oriente e Nord Africa, in particolare sulla comunità ebraica irachena. Nel febbraio 2022 ha lanciato su Instagram il progetto “House of Tolerance”, che documenta le sue visite a diversi luoghi di culto in tutto il mondo. Anche nel suo intervento al panel del 4 febbraio, ha ribadito il suo interesse nello studio dell’Islam, la sua religione, “ma anche delle altre religioni abramitiche, il cristianesimo e il giudaismo”.

“Giusto insistere sul rispetto delle convinzioni religiose di tutti”
Aisha sottolinea che per lei il Documento sulla Fratellanza Umana è “un testo guida, ma è responsabilità anche di noi giovani farlo diventare concreto, lavorando per la coesistenza pacifica tra noi”. E’ convinta che sia molto importante che il documento “sottolinei l’uguaglianza tra uomini e donne”, ed è rimasta colpita soprattutto dalla parte del testo che insiste sul “rispetto delle convinzioni religiose di ognuno, tra i fedeli di diverse religioni”. Perché alla fine, ci dice “siamo tutti credenti un unico Dio, anche se lo interpretiamo in modo diverso. Allora perché discutere ancora su questo?”

Shaddy: festeggio il Ramadan con gli amici musulmani, e loro il Natale
Per il ventenne Shaddy Makhlouf, nato in Pennsylvania, da una famiglia cattolica di origine palestinesi (Nazareth) e libanesi, studente della School of Foreign Service della Georgetown University, la coesistenza non è mai stata solo teorica. “Sono cresciuto – racconta – con amici cristiani, musulmani e anche ebrei. Per noi non c’è mai stata differenza: i miei migliori amici festeggiano il Ramadan con me, e io festeggio il Natale con loro. Fa parte della mia vita essere circondato da persone di fedi e tradizioni diverse”. Per questo il Documento sulla Fratellanza Umana è molto importante per Shaddy, che è stato molto felice “nel vedere il Papa e il Grande Imam firmare con la stessa convinzione”, perché crede “che tutte le persone siano uguali e debbano lavorare insieme, essere solidali, sostenersi a vicenda e rispettare le convinzioni degli altri”.

“Manderemo la nostra guida pratica a tutte le università”
Shaddy ha lavorato ad Haifa, Amman e al Senato degli Stati Uniti e ha organizzato un viaggio interreligioso per 15 studenti della Georgetown a Gerusalemme, guidati da un imam, un sacerdote e un docente universitario ebreo. E’ co-capitano della squadra di dibattito arabo della Georgetown ed è attivo nella vita cattolica della Georgetown. Guardando a quello che sta accadendo a Gaza, dopo l’attacco di Hamas ad Israele, sottolinea che il Documento “sostiene il dialogo e la tolleranza nella pace, ma chiede anche giustizia” e invita ad usarlo per costruire la pace “non solo a parole, ma anche nei fatti”. La “Guida alle soluzioni di solidarietà” che uscirà dal gruppo degli studenti del programma Human Fraternity Fellows, conclude il giovane della Pennsylvania, sarà inviata alle università di tutto il mondo. “Metterà in evidenza i problemi che gli studenti universitari devono affrontare nel dialogo interreligioso – ci dice – e proporrà soluzioni per superare questi ostacoli”.

I progetti per portare sui social la fratellanza umana
Il gruppo dei Fellows della Fratellanza Umana, interviene Sofia, userà i social per condividere esperienze e idee con il mondo universitario internazionale. Ishan pensa di sfruttare le sue conoscenze nelle organizzazioni studentesche di altre università statunitensi, ma anche di riempire di contenuti che promuovono il valore dell’essere umano i social media come Instagram, Snapchat, X e i video su YouTube. Porterà prima di tutto il Documento “ai diversi club religiosi nel campus, l’associazione studentesca indù, la Jai, la buddista, quelle per i musulmani, gli ebrei e i cattolici. E in piattaforme come il Club di Relazioni Internazionali, che potrebbe aprire “una discussione sulla fratellanza umana globale come questione di relazioni internazionali, approfondendo l’aspetto della diplomazia della fede”. Infine Aisha vuole potenziare il suo progetto su Instagram, “House of Tolerance”, dove documenta le sue visite a diversi luoghi di culto. “Ad esempio, se mi reco in una chiesa in Australia, scatto delle foto, le posto sui social media e interagisco con le persone. Visito anche diversi luoghi di culto, li fotografo e li aggiungo a questo piccolo progetto che ho avviato. Perchè penso che possiamo usare i social media a nostro vantaggio e diffondere la pace e l’armonia tra tutte le persone”.

Fonte: Vatican News

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