Visita ad limina Apostolorum dei vescovi calabresi, il racconto dell’arcivescovo Fortunato Morrone

Dicastero per la Comunicazione

Questa settimana la Chiesa calabrese ha vissuto un particolarissimo momento di grazia con la visita ad limina Apostolorum. Un “pellegrinaggio” articolato in tre fasi: la visita ai sepolcri degli Apostoli Pietro e Paolo, l’incontro con il Pontefice e quello con i responsabili dei singoli Dicasteri della Curia Romana. Monsignor Fortunato Morrone, presidente della Conferenza episcopale calabra e arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, fa una sintesi dopo questa esperienza. «Come abbiamo preparato questa visita? Le chiese, i vescovi, si sono preparati attingendo a quella che era già stata la visita precedente e quindi hanno dovuto fare una rivisitazione, una memoria di questi anni». Non tanto una preparazione documentale spiega «ma di una memoria grata al Signore e di quello che attualmente si sta svolgendo all’interno delle nostre diocesi, tra luci, che sono molte di più rispetto alle ombre, che comunque ci sono».

Sull’incontro con papa Francesco dice: «È stato certamente il momento più bello, più emozionante che abbiamo vissuto». Non nasconde un sorriso quando dice: «il Papa è così come lo vediamo in Tv, un uomo diretto, anche ironico, lo abbiamo constatato in alcuni passaggi durante un dialogo molto serrato e intenso». Tanti spunti e l’esortazione del Papa «a portare il Vangelo, a lui sta a cuore questo: che nessuno sia escluso dalla parola di vita che ci è donata. Noi che abbiamo ricevuto il dono dello Spirito del Figlio, che è Gesù, il risorto, il crocifisso vivente, siamo spinti a far sì che nessuno sia escluso da questa prima grande carità». Accoglienza degli immigrati, cammino sinodale, giovani, rapporto tra le generazioni, anziani, cura nei confronti dei presbiteri: questi sono stati gli argomenti affrontati.
«Il tema degli immigrati sta molto a cuore al Papa, così come il cammino sinodale. Sugli immigrati è stata messa in evidenza la grande presenza umanizzante delle nostre Caritas diocesane. Molte volte sono andate in soccorso delle istituzioni, questo dobbiamo dircelo». Un altro tema affrontato «è stato il cammino sinodale in chiave missionaria, al Papa sta a cuore: la postura sinodale è la postura della Chiesa che stiamo sognando, una condivisione del cammino. Naturalmente un cammino sinodale è autenticamente ecclesiale se fatto insieme al vescovo che presiede la Chiesa, altrimenti diventa un parlamento.

Poi, riguardo ai giovani, abbiamo raccontato la grande difficoltà che abbiamo, dovuta alla migrazione dei nostri giovani che vanno fuori in cerca di lavoro, ma anche per gli studi. Difficilmente ritornano: la Chiesa sta facendo tanto per loro. Ci sono tanti progetti, a cominciare dalla nostra Chiesa reggina insieme alle diocesi di Oppido-Palmi e Locri-Gerace, c’è un’attenzione veramente forte nei loro confronti: Job in Progress, Hub Porto e altre iniziative. Anche dal punto di vista sociale dobbiamo incidere, non possiamo essere disattenti rispetto a tutta la problematica degli scartati e degli ultimi, anche su questo bisogna dire – e anche il Papa lo riconosce – che le nostre Chiese calabre sono una presenza profetica».

Spazio di confronto anche sulla realtà dei Seminari: «Papa Francesco ha semplicemente ribadito il suo pensiero che ci ha proposto lo scorso anno a marzo nell’incontro con noi vescovi e poi con lo scritto letto nell’udienza con i quattro seminari calabri. Certo, si va verso un progetto formativo unitario che riguarda anche l’aspetto strettamente teologico che investe ormai tutta l’Italia. È un processo già avviato ad esempio in Veneto, in Lombardia e in Piemonte e riguarda oltre che i seminari anche gli Istituti Teologici per stare all’altezza dei cambiamenti accelerati, prima di trovarci spiazzati. Si punta perciò a mettere insieme le energie migliori che disponiamo in Calabria per una migliore qualità formativa globale sia a livello di formazione umano-spirituale sia a livello – non secondario – intellettuale: l’una e l’altra si intrecciano inesorabilmente. È un esercizio di maggiore comunione tra le nostre Chiese. Quindi si è avviato un processo verso un unico progetto formativo ispirato alla Ratio Fundamentalis. Ogni scelta in momenti critici ed epocali è faticosa, perciò lungimiranza, coraggio e fede nell’opera dello Spirito».

Oltre l’incontro con papa Francesco i vescovi della Calabria hanno avuto modo di visitare i dicasteri. «Che cosa mi ha colpito personalmente? Lo stile dell’accoglienza, l’abbiamo visto in tutti i dicasteri, abbiamo trovato persone attente a quello che noi portavamo dalla nostra esperienza, abbiamo posto domande circa alcune problematiche che viviamo nelle nostre chiese, segnalando le nostre buone pratiche ecclesiali.

Dalla nostra arcidiocesi in modo particolare, ho messo in evidenza le tante bellezze pastorali come la Caritas, l’azione catechistica, la capacità di vivere le nostre liturgie con stile, le nostre comunità parrocchiali». Un confronto che ha toccato anche il Dicastero per le Chiese Orientali. «Siamo state una delle poche Conferenze episcopali che ha fatto visita questo Dicastero in comunione fraterna con l’Eparca di Lungro, Mons. Oliverio».

E per i vescovi calabresi sono stati sicuramente giorni di rinnovata comunione. «Abbiamo vissuto una certa complicità e un’attenzione fraterna, pur venendo da situazioni, contesti culturali diversi, anche sensibilità diverse». Una fraternità che, in occasione della festa di San Giorgio, giorno dell’onomastico del Papa e quindi giorno di chiusura per gli uffici della Curia Romana, li ha resi protagonisti di un’iniziativa speciale: «Abbiamo deciso di trascorrere una giornata insieme visitando i fori imperiali, accompagnati dalla competenza storica e teologica don Lonardo. Abbiamo vissuto concretamente la fraternità credente e in questo caso episcopale, per il bene anche delle nostre comunità diocesane».

Durante i giorni di permanenza a Roma, le comunicazioni con le diocesi sono avvenute soprattutto attraverso i Social. L’Arcivescovo Morrone ha anche rilasciato un’intervista a Radio Vaticana. Poco prima di rientrare nella sua comunità dice: «torno a casa un po’ stanco, ma anche ricaricato per rimotivare il mio ministero e spero così anche di rimotivare il cammino di tutti noi che siamo dietro Gesù, imparando da Lui a vivere, a stimarci reciprocamente, ad aiutarci e a portare avanti il cammino sinodale». E, infine, l’auspicio: «il cammino sinodale che stiamo vivendo in questo tempo sarà la postura degli anni a venire, la postura ecclesiale, la postura credente, perché quello che stiamo vivendo non è un intermezzo, ma è uno stile di vita che tipicamente è la Chiesa, la Chiesa di Gesù, che è la Chiesa che è stata consegnata a Pietro e attraverso Pietro e gli Apostoli e giunge fino a noi».

Davide Imeneo
In foto: I vescovi calabresi in visita al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede

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