Zuppi: Anelli ha vissuto la vocazione dell’Università, ha sentito “suoi” tutti gli studenti

“Il professor Anelli si è dedicato agli studenti, tutti, che ha sentito suoi”. Evidenziando questa “caratteristica brillante” della vita del rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, morto tragicamente suicida il 23 maggio scorso, il cardinale Matteo Zuppi ha voluto ricordare la sua figura questa mattina, in occasione dell’incontro di preghiera e congedo in Aula Magna della sede di Milano.

Passione, competenza, chiarezza, libertà di pensiero
Consapevole che le parole sono “parziali” e “insufficienti” in queste circostanze, il presidente della Conferenza episcopale italiana ha espresso vicinanza e partecipazione al dolore della comunità dell’Ateneo. L’occasione è anche di soffermarsi sul compito precipuo dell’università di essere “intelligente”, capace di leggere dentro la realtà, di ascoltare e recepire la crescente volontà dei giovani di essere loro a “porre i nuovi valori ordinanti della società”. Zuppi ricorda il rettore Anelli come “cordiale e diretto con tutti, specialmente nel rapporto con gli studenti e le studentesse che amava”, e sottolinea quanto le sue lezioni abbiamo lasciato negli allievi “passione, competenza, chiarezza, libertà di pensiero”. È stata una vera vocazione all’impegno in università, quella del professor Anelli, rammenta ancora il capo dei vescovi, “perché ogni persona possa diventare protagonista” ed essere sempre attento al bene comune. Una testimonianza, conclude il porporato, spesa a costruire uomini e donne capaci di fare questo nostro mondo migliore. “Ti abbraccia e ti solleva il Padre della misericordia”.

Dall’enigma al mistero, dalla curiosità alla discrezione
Nell’omelia di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, alla Preghiera di Suffragio per Anelli, quattro le richieste per altrettante grazie da invocare. Il presule invita a chiedere di passare dall’enigma (che fa restare intrappolato in un meccanismo sterile di causa-effetto) al mistero che porta alla luce e che dona la consolazione pensando a Cristo crocifisso che “visita anche gli abissi più profondi, entra anche nel buio più impenetrabile, nella solitudine più irraggiungibile”. Si può così sperimentare quell’affetto commovente che si chiama misericordia, afferma Delpini. È il momento, aggiunge, di passare dalla curiosità morbosa (che ronza intorno al macabro con il pettegolezzo) alla discrezione del compatire che preferisce “il silenzio alle inutili parole di circostanza”.

Dall’inquietudine sul futuro al senso di responsabilità
In ultimo, l’arcivescovo esorta a chiedere la “grazia di passare dall’enfasi sulla morte alla sapienza che rilegge la vita”. Superare, dunque, la retorica e le esclamazioni, l’esibizionismo, per assumere il punto di vista di chi con saggezza valuta sacrifici, bene realizzato, meriti. La dipartita del rettore della Cattolica deve inoltre spingere all’assunzione di responsabilità perché ciascuno si impegni per il bene della comunità coltivando tutto il bene ereditato dai suoi insegnamenti.

Giuliodori: di fronte al mistero silenzio e rispetto
Nel pomeriggio, in una cattedrale, quella di Piacenza, gremita anche da tantissimi studenti, monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha presieduto il rito funebre di Anelli, concelebrato dal vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto; dal vescovo emerito, monsignor Gianni Ambrosio; dal vicepresidente della Cei, monsignor Erio Castellucci e dal segretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, monsignor Giovanni Cesare Pagazzi. Presente il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “Non possiamo nascondere – ha detto monsignor Giuliodori – il turbamento per una vita che si è spezzata in modo così drammatico, ma siamo consapevoli che ci sono soglie che non sono valicabili” e di fronte alle quali occorrono “il silenzio e il rispetto”.

Una gestione intelligente e lungimirante
Giuliodori ha ricordato quindi “il tanto bene” realizzato da Anelli così da ritenere che l’appellativo di ‘magnifico’ lo abbia “meritato davvero e interpretato nel migliore e più alto dei modi”, attraverso una gestione dell’Ateneo “intelligente, dinamica, competente e lungimirante”, operando con generosità, saggezza e responsabilità. L’assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica ha citato alcuni dei suoi meriti: “dalle vicende del Policlinico Gemelli, risanato e rilanciato ai vertici della sanità e della ricerca a livello nazionale e internazionale, ai momenti difficili della pandemia affrontati con grande determinazione ed efficacia; dal rinnovamento e rilancio di tutte le sedi, con progetti innovativi e ambiziosi, alla crescente internazionalizzazione”.

Il lascito di Anelli ancora più prezioso e impegnativo
Di Franco Anelli, monsignor Giuliodori ha voluto sottolineare anche la personale “statura scientifica in ambito giuridico e le molteplici iniziative culturali” da lui promosse che “hanno dato sempre più prestigio all’Ateneo” e il contributo dato alla sua missione educativa. Ricordando infine alcune qualità umane del magnifico rettore come la simpatia, il rispetto e la “brillante interazione con tutti”, ha aggiunto che la sua scomparsa improvvisa “non scalfisce la sua statura e la sua opera. Anzi – ha concluso – rende il suo lascito ancora più prezioso e più impegnativo per tutti noi”.

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