I volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII tornano nelle piazze di tutta Italia sabato 21 settembre e domenica 22 per animare l’iniziativa solidale “Un Pasto al Giorno” tesa a sensibilizzare su temi quali povertà ed emarginazione. Per l’occasione sarà distribuito il calendario 2024-2025 dedicato a don Oreste Benzi, fondatore dell’associazione nel 1968, che ha fatto della sua vita un dono agli ultimi, nell’anno del centenario della sua nascita, il 7 settembre 1925.
Il calendario
In una nota la Comunità Giovanni XXIII spiega che il calendario dedicato alla memoria di don Benzi “non rappresenta solo un modo per scandire il tempo, ma è anche un invito a trasformare il mondo un giorno alla volta”. “Ogni mese – si legge ancora – è dedicato a un tema cruciale, come la lotta contro la povertà, l’accoglienza dei più deboli, l’importanza dell’istruzione”.
La storia di Un Pasto al Giorno
Nel 1985 don Benzi, di ritorno dalla sua prima missione in Africa, si rese conto che bastavano 10 mila lire al mese per sfamare una persona ed è così che nacque il Progetto “Un Pasto al Giorno”. Oggi quel Progetto è diventato un obiettivo concreto per garantire un pasto caldo e una famiglia a tante persone sole o che vivono in condizioni di estrema povertà in tutti gli angoli del mondo. La Comunità infatti riesce a garantire 7 milioni e mezzo di pasti ogni anno alle persone accolte nelle sue 372 strutture e realtà di accoglienza in Italia e nel mondo. Solo in Italia la Comunità, con le sue molte sedi, dà accoglienza a 2399 persone che nelle sue realtà trovano oltre al pasto anche accoglienza e sostegno per ricostruire il proprio futuro.
L’emergenza Kenya
L’iniziativa che si terrà nelle piazze italiane serve a finanziare i progetti in tutto il mondo e in particolare quest’anno c’è quello di far fronte all’emergenza idrica che affligge il nordovest del Kenya e di portare l’acqua potabile alle popolazioni del Lago Turkana, un immenso lago salato. Secondo le Nazioni Unite, quella che sta attraversando il popolo kenyano in questo periodo storico è la siccità peggiore degli ultimi 40 anni. Non c’è più acqua, perché quella del Lago Turkana, essendo salina, non è potabile e neanche utilizzabile per l’agricoltura. Le persone percorrono chilometri per raccogliere acqua da pozze nei letti secchi dei fiumi, rischiando la salute a causa della contaminazione.
La Comunità, in collaborazione con le istituzioni locali, ha appena avviato un piano per lo scavo di un pozzo nel villaggio di Altuwo, un altro per desalinizzare l’acqua per il villaggio di Moite e un altro ancora per sistemare l’impianto idrico già esistente nel villaggio di Gatab, assicurando così l’accesso all’acqua potabile anche alle scuole. A Radio Vaticana – Vatican News, Simone Ceciliani, membro dell Papa Giovanni XXIII e coordinatore dei progetti in Kenya, spiega che nel nord del Paese africano si è operato seguendo una mappatura delle necessità della popolazione locale, dalla quale è emerso che le questioni più urgenti riguardano l’approvvigionamento idrico, perché l’acqua raccolta è estremamente contaminata, la sicurezza alimentare e, in particolare, i pasti per i più piccoli e gli studenti e la mancanza di strutture sanitarie.
Pozzi e mense
“Siamo presenti in Kenya dal 1998 ma nel 2023 abbiamo deciso di intervenire nella zona del Lago Turkana che viene da tre anni di siccità”, racconta ancora Ceciliani, “i progetti avviati in quest’area sono due, il primo è quello delle mense alimentari nelle scuole con 800 bambini beneficiari, lo scopo è quello di portare i giovani nelle scuole e i risultati sono stati immediati in termini di iscrizioni e frequenza scolastica; il secondo è quello di pozzi e desalinizzatori nei villaggi per garantire accesso all’acqua potabile”.
di Marco Guerra – Fonte: Vatican News