Caccia: «il grido dei poveri è soffocato dalla “cultura dell’usa e getta”»

“Esiste una discrepanza tra i discorsi sull’inclusione e la diffusione di una ‘cultura dell’usa e getta’, che disumanizza gli individui riducendoli alla loro ‘utilità’ percepita”. La dichiarazione dell’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione della 79esima Assemblea Generale, accende i riflettori sulla necessità di uno “sviluppo sociale” basato sull’inclusione dei poveri e sulle loro grida, “troppo spesso inascoltate in un mondo sempre più consumistico”.

Affrontare la povertà con creatività
Gli effetti della povertà, secondo Caccia, “rendono il suo sradicamento essenziale per il raggiungimento di uno sviluppo umano integrale”. Il soddisfacimento dei bisogni immediati non è sufficiente, ed occorre quindi una buona dose di “creatività” per “affrontare le cause profonde della povertà, e consentire ad ogni persona di prosperare secondo la propria dignità”.

Mancanze spirituali e materiali
“L’ingiustizia, lo sfruttamento e la mancanza di opportunità”, spiega l’arcivescovo, non precludono alle persone soltanto “i beni di prima necessità”, ma anche uno “scopo”, una “speranza” e un “significato” da dare alla vita. Le privazioni non sono quindi da considerare soltanto nel campo materiale, ma anche in quello spirituale. Una su tutte, l’istruzione, non solo “abilitante, ma anche nobilitante”.

Il ruolo della famiglia
Un altro tema toccato da Caccia riguarda il valore della famiglia, “unità naturale e fondamentale della società”, con un “ruolo fondamentale nella cura dei giovani, degli anziani e dei bisognosi”, oltre a rappresentare in alcune zone del mondo, “l’unica fonte di protezione sociale”. Le sfide a cui sono chiamate oggi le famiglie si riversano sui giovani, diventando troppo spesso causa “di conflitti e violenze domestiche”. La politica dovrebbe quindi affrontare “l’impatto della povertà sia sulla formazione che sulla frammentazione delle famiglie”.

L’impegno della Chiesa
Concludendo il suo messaggio, l’arcivescovo ribadisce la necessità di uno sforzo collettivo “in spirito di solidarietà e sussidiarietà, per assicurare che tutti gli esseri umani possano vivere secondo la loro dignità”, assicurando l’impegno della Chiesa nel fare la sua parte “per raggiungere lo sviluppo umano integrale”.

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