Sui ponteggi del Baldacchino e della Cattedra di San Pietro

Torna a risplendere il Baldacchino di San Pietro. I teli e i ponteggi che per nove mesi hanno coperto il capolavoro di Gian Lorenzo Bernini saranno rimossi il prossimo 27 ottobre durante la cerimonia eucaristica presieduta da Papa Francesco a conclusione del Sinodo. L’annuncio è stato dato questa mattina dall’arciprete della Basilica Papale di San Pietro, cardinale Mauro Gambetti che ha parlato di “una data altamente simbolica per tante ragioni”: in quel giorno infatti, nel 1986 ad Assisi, si svolse lo storico incontro interreligioso di pace voluto da Giovanni Paolo II.

Verso il Giubileo della speranza
“Papa Francesco è venuto a vedere come procedevano i lavori e ha apprezzato molto” ha detto Gambetti che, pensando al restauro del capolavoro berniniano e guardando all’ormai prossimo Giubileo, si è detto fiducioso che qualcosa possa cambiare nel segno della speranza: “Dovremmo pensare ad un restauro del nostro cuore e della nostra interiorità perché troppo spesso inseguiamo cose vane, inutili e ci perdiamo l’essenziale, mentre è fondamentalmente l’amore”.

“Quando c’è un matrimonio in una famiglia – ha detto padre Enzo Fortunato, direttore della Comunicazione della Basilica di San Pietro – si fanno le pulizie in casa e si preparano i vestiti nuovi. È quello che stiamo facendo per la Basilica di San Pietro in vista del Giubileo”. Il sacerdote francescano ha quindi ricordato gli interventi già messi in atto in occasione dell’Anno Santo. Tra questi la posa in opera di un nuovo vetro a protezione della Pietà di Michelangelo.

A trenta metri di altezza
Ciò che colpisce l’occhio del pellegrino e del visitatore è la luce sfavillante emanata dal Baldacchino. Il monumento in bronzo dorato fu realizzato da Gian Lorenzo Bernini per Urbano VIII tra il 1624 e il 1635. Alto quasi 29 metri, si innalza su quattro slanciate colonne tortili ispirate alle 2 colonne marmoree disposte attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica. L’ultimo restauro risaliva al 1758: vi lavorò per circa tre mesi una nutrita squadra di operai e di maestranze specializzate. Le cronache riferiscono di circa sessanta persone al giorno coinvolte nei lavori.

Da allora una coltre di polvere umida aveva offuscato la brillantezza dell’oro, e la tonalità originale del bronzo: “Stupefacente è l’effetto coloro cuoio del bronzo – sottolinea l’ingegner Alberto Capitanucci, responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano – non si tratta di una patina, ma di un trattamento di fonderia mirato ad un risultato di ricercata leggerezza e profondità: il grande tendone è di legno e rame, ma dalle quattro aste emerge il cuoio ed è un risultato inaspettato”, afferma.

Un lavoro di squadra
Particolarmente delicato è stato l’allestimento del ponteggio su cui, in ragione dell’esiguità di spazio, si è svolto un restauro quasi acrobatico. “Non potevamo appoggiarci al Baldacchino e dovevamo consentire una struttura che garantisse lo svolgimento della liturgia durante l’anno”, commenta Capitanucci. In collaborazione con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani si è proceduto ad individuare i materiali più idonei per intervenire. È stato un lavoro corale, di squadra: tecnici, restauratori, storici dell’arte, ingegneri insieme. Ognuno con la sua specificità. Lo sottolinea anche il restauratore Giuseppe Mantella che mette in luce l’importanza di tutte le fasi da quella progettuale, a quella dello studio dei documenti.

Le tracce del passato
L’odierno press tour organizzato dalla Fabbrica di San Pietro sui ponteggi ad un’altezza di quasi 30 metri dal pavimento, ha reso possibile vedere a distanza ravvicinata i sorprendenti esiti del restauro come la raffinata tecnica di sbalzo degli angeli o la lucentezza dei vari elementi decorativi ideati da Bernini, ma non solo.

Sulla sommità del Baldacchino graffiti e firme testimoniano la presenza di restauratori e sampietrini che si sono avvicendati nei precedenti interventi conservativi. Durante i lavori, racconta ancora Alberto Capitanucci, sono state ritrovate addirittura la suola di una scarpa di un bambino “che era probabilmente lì per apprendere il mestiere dal papà che lì lavorava” o “un foglio con la lista della spesa”.

Il restauro della Cattedra
Le competenze maturate sui ponteggi del Baldacchino hanno consentito l’avvio, nelle ultime settimane, di un altro importante restauro: quello sulla Cattedra di San Pietro, eseguita sempre da Bernini nel 1666. Le impalcature saranno smontate a novembre.

Dal monumento è stato estratta temporaneamente la reliquia della Cathedra Sancti Petri Apostoli, un antico seggio ligneo di epoca carolingia che, collocato in questi giorni nella sagrestia Ottoboni della Basilica di San Pietro, nei giorni scorsi è stato mostrato a Papa Francesco. Il 27 ottobre sarà esposta ai piedi del Baldacchino di fronte all’Altare Maggiore per poi essere ricollocato nella sua sede, una volta terminato il restauro.

Un seggio di epoca carolingia
“Erano 50 anni che non veniva estratto dal monumento”, ricorda Pietro Zander, responsabile della sezione Necropoli e Beni Artistici della Fabbrica di San Pietro in Vaticano: “Si tratta di un seggio ligneo antichissimo, certamente di epoca carolingia. Ce lo dicono le indagini scientifiche che furono condotte sui legni nel 1974, ma ce lo dice anche il seggio stesso, perché c’è un fregio in avorio dove al centro si vede l’imperatore Carlo il Calvo, quindi un imperatore carolingio, incoronato da due angeli. Venne incoronato nell’875 proprio qui nella Basilica di San Pietro. Questo seggio forse ha degli elementi più antichi come le formelle che sono sul frontale con le fatiche di Ercole, con delle costellazioni. Le indagini ci diranno se possono essere ascritte, come alcuni studiosi vogliono, addirittura al III secolo”.

“Quindi – conclude Zander -è possibile che questo seggio racchiuda in sé i resti di un seggio ancora più antico che per la devozione popolare, rappresentando il primato del Papa nella guida della Chiesa Universale, nel tempo ha assunto anche un valore devozionale di reliquia ed è stato considerato il seggio di Pietro. Le indagini, in sinergia con il Gabinetto Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani, vengono svolte principalmente per valutare lo stato di conservazione, ma potrebbero rivelarci anche particolari inediti o non conosciuti, utili per comprendere meglio la genesi di questo straordinario reperto”.

Di Paolo Ondarza – Fonte Vatican News

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