Parolin: «In Ucraina sviluppi preoccupanti, ci si fermi prima dell’irreparabile»

Nessun commento da parte della Santa Sede sulla decisione della Corte Penale internazionale di spiccare un mandato di arresto contro il premier israeliano Netanyahu per crimini di guerra, invece un appello forte, alla luce del crescendo di tensioni nel conflitto in Ucraina, a fermarsi “prima di arrivare all’irreparabile”. Poi un commento sulle parole del Papa perché si indaghi se quello a Gaza, dove il numero delle vittime ha superato le 44 mila, può essere configurato come “genocidio”: “Il Papa ha ribadito quella che è la posizione della Santa Sede”. Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin risponde alle domande sulla stretta attualità dei conflitti che agitano il mondo ai cronisti che lo incontrano oggi, 22 novembre, a margine della presentazione del libro all’Università Lumsa “La pastorale della solitudine. Una nuova proposta” del professor Matthew Fforde (edizioni Cantagalli).

Preoccupati per l’Ucraina
Sul mandato di arresto per Netanyahu, il cardinale spiega che la Santa Sede ha “preso nota di quanto è avvenuto” e ribadisce che quello che “a noi preoccupa e interessa è che presto si ponga fine alla guerra”. Stessa preoccupazione anche per l’Ucraina dopo il lancio dei missili di fabbricazione britannica e statunitense a lungo raggio nel territorio russo e le minacce del presidente Vladimir Putin di un conflitto che potrebbe allargarsi su scala globale. “Fermiamoci ora che siamo in tempo, perché questa escalation non si sa dove porterà!”, esclama Parolin facendosi “interprete del pensiero e della preoccupazione del Papa”. “A un certo punto non si saprà più come controllare un eventuale sviluppo di questa situazione”, aggiunge il porporato, che si rivolge “a chi ha responsabilità perché ci si fermi, prima di arrivare all’irreparabile”.

Prosegue l’azione per scambio di prigionieri e rientro dei bambini
Alla domanda se questo sia il momento peggiore del conflitto in Ucraina, il segretario di Stato, osservando “che non mi pare ci sono mai stati momenti migliori”, sottolinea che “certamente questi sviluppi sono molto molto preoccupanti, perché non si sa dove potrebbero portare”. La Santa Sede continua a farsi vicina al Paese “martoriato” proseguendo l’azione diplomatica per lo scambio dei prigionieri e il rientro dei bambini ucraini portati con la forza in Russia. Nessun aggiornamento su questo punto, ma “da parte nostra c’è volontà di continuare”, rimarca Parolin: “Si è sempre fatto oltre che per il bene in sé stesso di questa iniziativa ma anche per preparare un po’ il terreno per arrivare a dei negoziati”.

Le parole del Papa su Gaza
Non si sottrae il cardinale, infine, a una richiesta di commento sulle parole di Papa Francesco contenute in un libro sul Giubileo, quando citava il parere di “alcuni esperti” secondo i quali “ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio”. “Ciò – aggiungeva il Pontefice nel volume – dovrebbe essere studiato attentamente per determinare se rientri nella definizione tecnica formulata dai giuristi e dagli organismi internazionali”. Per Parolin il Papa non ha fatto altro che ribadire “la posizione della Santa Sede” e cioè “che bisogna studiare queste cose, perché ci sono dei criteri tecnici per definire il concetto di genocidio. Il Papa ha detto questo, ha detto quello che noi abbiamo sempre ribadito”.

Condanna dell’antisemitismo
Anche sulla questione antisemitismo il cardinale ricorda che “è chiara la posizione della Santa Sede”: “Non c’è bisogno di fare ulteriori considerazioni. Lo abbiamo sempre condannato e continueremo a condannarlo e cercheremo appunto di creare quelle condizioni, per ciò che ci riguarda, perché ci possa essere davvero una seria condanna e una seria lotta contro questo fenomeno”.

Il calo dei matrimoni religiosi in Italia
A fine presentazione il cardinale, è interpellato dall’agenzia LaPresse sul dato Istat, diffuso in mattinata, sul calo dei matrimoni religiosi in Italia (circa il -2% rispetto al 2022), a fronte di un aumento di quasi il 50% dei matrimoni civili. Secondo il segretario di Stato, “questo problema rientra nella situazione più generale della perdita di fede nella nostra società, dell’indifferenza religiosa. Per cui anche questo momento che fino a ora era un momento sociale, ma considerato anche come un momento sacro, non viene più percepito in questa dimensione. C’è una deistituzionalizzazione anche del matrimonio che riguarda non solo la celebrazione religiosa, ma anche quella civile. Aumentano le convivenze senza nessun legame né religioso né civile”.

Il declino della famiglia e lo spettro della solitudine
Di famiglia e del suo “declino” anche a causa dello “spettro” della solitudine che oggi aleggia in Europa, il cardinale ha parlato nell’Aula Magna della Lumsa presentando il saggio di Fforde, docente di Storia della cultura inglese nello stesso Ateneo. Un testo, ha detto, che si colloca nella pastorale della solitudine che mira a “sviluppare la testimonianza cristiana – sotto forma di cura pastorale – in risposta alla crescente pandemia di isolamento e solitudine nelle società occidentali”. La causa, scrive l’autore e Parolin lo ha ribadito, sta “principalmente nel declino della cultura cristiana”. Il segretario di Stato vaticano ha citato i dati emersi da indagini in Europa e nel mondo, a partire dalla Gran Bretagna dove “il declino della famiglia ha fatto aumentare il numero di persone che vivono da sole, basti pensare che nel 1961 le case erano abitate per il 12% da una sola persona, mentre nel 2010 questa percentuale era già salita al 29%”. Anche il rapporto della Commissione sulla solitudine nel Regno Unito ha registrato nel 2017 che “oltre 9 milioni di adulti si sentono spesso o sempre soli; più della metà dei genitori ha problemi di solitudine e la Tv è la principale forma di compagnia per 3,6 milioni di persone”.

Le riflessioni di Benedetto e Francesco
Il porporato ha offerto quindi alcune prospettive sul tema, citando il magistero degli ultimi due Papi. Benedetto XVI, anzitutto, il quale osservava “che nei Paesi ad alto sviluppo economico all’origine di nuove forme di malessere mentale gli esperti riconoscono anche l’incidenza negativa della crisi dei valori morali. Ciò – affermava il Papa bavarese – accresce il senso di solitudine, minando e persino sfaldando le tradizionali forme di coesione sociale, ad iniziare dall’istituto della famiglia”. Poi Francesco che al Parlamento europeo nel 2014 asseriva: “Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami. La si vede particolarmente negli anziani, spesso abbandonati al loro destino, come pure nei giovani”. L’avvio della pastorale della solitudine, ha sottolineato il cardinale Parolin, “è pienamente in linea con il magistero” di Francesco “caratterizzato da una grande enfasi sulla ‘misericordia’”. E “venire in aiuto di chi è solo è un atto di misericordia”, così come lo è “portare aiuto alle periferie”. “Le persone sole non sono forse, in senso metaforico, altre periferie e la pastorale della solitudine non può agire per includerle?”, ha domandato il cardinale. Andare loro incontro è dunque la realizzazione dell’auspicio di Papa Francesco di una “Chiesa in uscita”.

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