Rinnovare i linguaggi della preghiera, fulcro “della missione della Chiesa”, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e partendo da una trasformazione intima “del cuore”, perché lì risiede tutto il bene, ma anche il male, delle nostre società. Sono gli auspici e gli obiettivi sui quali si orienterà il lavoro del nuovo direttivo della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, nata nel 2014 dalla rifondazione dell’Apostolato della Preghiera ed istituita come Opera Pontificia da Francesco nel 2018. I nuovi vertici sono stati presentati oggi, 5 dicembre, presso la Sala Stampa della Santa Sede, introdotti da padre Frédéric Fornos, gesuita, che concluderà il suo mandato come direttore internazionale della Rete a fine anno.
Il linguaggio al passo coi tempi della Rete
L’occasione è stata anche quella di ricordare i traguardi raggiunti dall’Opera nel suo decimo anno di attività. Essa è attiva in tutto il mondo attraverso 90 team nazionali, animati per una missione che padre Fornos ha definito “semplice”, ovvero “mobilitare i cattolici attraverso la preghiera e l’azione, per affrontare le sfide dell’umanità e della missione della Chiesa”. Tra i progetti innovativi lanciati in questi anni, il gesuita ha ricordato la piattaforma di preghiera Click To Pray e il Video del Papa, tradotto in 23 lingue, dove Francesco commenta la sua intenzione di preghiera ogni mese.
I nuovi vertici
A succedere a padre Fornos, da gennaio 2025, sarà padre Cristóbal Fones Claro, gesuita cileno di 49 anni, che ha espresso il desiderio di contribuire “non solo alla diffusione di quest’Opera, ma soprattutto alla comprensione della sua enorme profondità”. Analogamente, sono stati presentati anche i due vicedirettori internazionali: la signora Bettina Raed, laica argentina di 55 anni già direttrice regionale della Rete nel suo Paese di origine e in Uruguay, e padre Miguel Pedro Melo, gesuita portoghese di 38 anni, già collaboratore dell’ufficio nazionale dell’Opera nel Paese lusitano.
Il mondo unito nella missione della Chiesa
Intervistato dai media vaticani ai margini dell’evento, padre Fones Claro ha notato le “tante sfide” che la Rete sarà chiamata ad affrontare, stimolata dal “dolore della gente”, condiviso non soltanto nei Paesi in guerra, ma anche nelle famiglie di ogni nazione. Raggiungere la comunità globale in tutte le sue sfaccettature diventa possibile, secondo il gesuita, comprendendo come il cuore e la missione della Chiesa dispongano di valori universali, che richiedono tuttavia una “disposizione speciale”.
I nuovi mezzi “al servizio dello Spirito”
Padre Federico Lombardi, membro del Consiglio di amministrazione della Rete, ha notato nel suo breve intervento il rilancio delle attività dell’Opera in “forme nuove”, anche digitali, per renderle più accessibili e vicine anche ai giovani. Un concetto ribadito anche ai media vaticani, evidenziando come il “supporto tecnico” debba sempre rimanere “al servizio dello Spirito”.
La natura sinodale e creativa dell’Opera
I messaggi di Monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione, e di suor Nathalie Becquart, anche lei parte Consiglio di amministrazione della Rete, hanno invece posto l’attenzione sulla natura “sinodale” della Rete. “Una ricerca di creatività spinta verso la missione” della Chiesa, secondo il vescovo, volta a portare “la parola di speranza” del Papa “fino agli estremi confini della Terra”. “Allargare la tenda”, ha aggiunto, come metafora per simboleggiare l’allargamento della platea della Rete attraverso “nuovi linguaggi ed espressioni”. Anche suor Becquart ha affermato la “fedeltà creativa” dell’Opera, capace di passare, negli anni, da espressioni “un po’ datate” a stili più contemporanei.