“Bisogna stare con questa gente, al nostro posto Gesù avrebbe fatto lo stesso”. È calmo il tono del cardinale Konrad Krajewski che racconta a Vatican News i risvolti della sua nuova missione in Ucraina, nata per consegnare come dono del Papa un camper medico a Lviv e sei ecografi destinati agli ospedali bombardati. Conosce la pericolosità di questa iniziativa in una terra che vive la guerra ormai da alcuni anni, lo sa anche Papa Francesco che infatti si tiene costantemente informato. “L’altra sera, quando sono tornato a Kyiv – dice l’elemosiniere pontificio – mi ha chiamato il Santo Padre, voleva sapere come si svolge questa missione che, si sa, è un po’ pericolosa”. Dopo un lungo viaggio, oggi il cardinale Krajewski e il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, arriveranno in una zona di guerra “dove la gente soffre”. Qui accanto a “questo piccolo gregge che è rimasto” celebreranno la Messa di Natale.
Insieme per spezzare il pane
Nelle foto inviate dal cardinale Konrad Krajewski spiccano i colori dei vestiti tradizionali che numerosi bambini ieri a Fastiv, una città di 60mila abitanti, 80 chilometri a sud-ovest di Kyiv, hanno indossato per mostrare lo spettacolo natalizio, “fatto con il cuore”, che avevano preparato. Tra di loro, racconta il porporato, tanti bambini della scuola di musica che sono rimasti orfani a causa della guerra. A loro sono stati donati orsetti di peluche. Poco prima Krajewski si era recato in una struttura chiamata “casa sociale” dove risiedono molti anziani, ha visitato i malati spezzando il pane bianco, “un’usanza per fare gli auguri di Natale”. A Fastiv è attivo il Centro S. Martino de Porres, gestito dai padri domenicani. “E’ qui che molti rifugiati hanno trovato riparo, è qui che arrivano molti volontari che portano il cibo, partendo da Cherson, verso altre città. I religiosi si prendono cura della popolazione che è rimasta in queste aree”. Il centro opera da 19 anni, vi trovano riparo i bambini malati provenienti da famiglie distrutte, gli anziani, le madri single e i senzatetto.
Che sia l’ultimo Natale di guerra
Al termine della giornata è stata inaugurata una mensa per i poveri che mancava fin dal 2009 quando i domenicani hanno aperto una cucina sociale. “Questo è un luogo di particolare importanza per i poveri e i rifugiati. La pensione – spiega il cardinale – è di circa un centinaio di dollari, queste persone davvero non possono permettersi nulla, quindi i domenicani insieme ai volontari, gran parte dei quali provengono dalla Polonia, hanno portato alla creazione di questa mensa”. “Il Papa mi ha mandato a percorrere 3mila chilometri per condividere con voi la gioia che Dio è nato, speriamo che questo sia l’ultimo Natale di guerra. La fede e la preghiera possono spostare le montagne. Perciò, se confidiamo in Dio, questa assurda guerra finirà”.
I miracoli di oggi
“In questi momenti ricordo – dice l’elemosiniere – sempre il Vangelo (Mt 14,13-21) quando i discepoli spaventati andarono da Gesù e gli dissero che c’erano cinquemila persone affamate che non avevano da mangiare e solo pochi pani e due pesci. Gesù disse: ‘Date loro voi stessi da mangiare’. Questo voi, significa noi. Noi come Chiesa, noi come credenti, noi come persone del Vangelo. E questo è ciò che sta accadendo a Fastiv”. L’elemosiniere ha ricordato che c’è grande generosità, che ogni giorno qualcuno porta il pane, porta il riso, porta la pasta, la carne, “fino adesso non manca nulla”. “Questi – conclude – sono i miracoli di oggi”.