Realizzare e testimoniare la comune vocazione alla santità. Trasmetterla alle nuove generazioni, attraverso professionalità e preparazione, ma soprattutto autentica felicità. Quella che nasce dal dialogo che non esclude nessuno, che vive ogni incontro con “riconoscenza solare” del prossimo e della sua “sacra unicità”. Santità, preparazione e affabilità sono i tre termini su cui Papa Francesco riflette insieme alle partecipanti al XV Capitolo Generale dell’Unione Santa Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola, ricevute oggi, 4 gennaio, in Sala Clementina.
“Risposte creative” alle domande odierne
Francesco esordisce ricordando il centenario di fondazione della congregazione domenicana, fondata nel 1924 dalla venerabile Luigia Tincani. La sua eredità consiste nella ricerca di “risposte creative” ai quesiti del nostro tempo e si rispecchia nel tema scelto dalle religiose per i loro incontri: “Comprendere il presente per capire insieme il futuro dell’Unione in cammino con la Chiesa”.
Capire il presente, comprenderlo, per capire il futuro; in cammino, non ferme – i morti sono fermi! –, in cammino con la Chiesa. È bello!
La vocazione comune alla santità
Agli “indifferenti della fede” e ai “lontani” deve arrivare la convinzione di una “vocazione” comune, secondo il Papa. Quella alla “santità”, termine impegnativo, se non spaventoso, ma meta “essenziale” di ogni esistenza.
La santità è una cosa gioiosa, la santità attira, la santità è gioia spirituale. È vero che non è facile trovare la santità, ma con la grazia di Dio ce la possiamo fare. Quanto è importante questa missione oggi, specialmente per i giovani!
Allontanarsi dal chiacchiericcio che avvelena
Essa, per le consacrate, si concretizza nel motto domenicano “contemplata aliis tradere”, ovvero trasmettendo agli altri i frutti di quella “sequela Christi” alla quale Francesco invita a rimanere radicate. Al contrario, si cadrebbe nella trappola tesa dal “nemico molto grande”, ovvero il “chiacchiericcio”, dal quale il Papa invita le religiose ad allontanarsi.
Il chiacchiericcio uccide, il chiacchiericcio avvelena. Per favore, niente chiacchiericcio fra voi, niente. Andiamo avanti e niente chiacchiericcio.
Conoscere il “buono” delle nostre società
La missione non può prescindere dalla “preparazione”, termine che oggi si potrebbe sostituire con “professionalità”. Non una riduzione, spiega il Papa, ma una rinnovata attenzione allo studio, al confronto e alla condivisione delle conoscenze apprese. Così si realizzerà l’ideale del Concilio Vaticano II di fare proprio “tutto ciò che di buono si trova nel dinamismo sociale odierno”. “Apertura”, è la parola chiave individuata da Francesco, accompagnata dal “dialogo con tutti”. Un insegnamento, aggiunge poi a braccio, che arriva da Gesù, che non disdegnava il confronto con nessuno, tranne che “con il diavolo”.
Messaggere dei doni dello Spirito
Tutto questo, tuttavia, non sarebbe possibile senza “l’affabilità”, la terza parola indicata dal Papa. Uno stile di vita che si contrappone alle facce “di aceto”, ovvero atteggiamenti che possono risultare scostanti, allontanando, invece che attirando, i fedeli. Francesco esorta le consacrate a farsi invece messaggere di una felicità che è “dono dello Spirito” specialmente tra i giovani, facendo tesoro di ogni confronto.
L’aceto è brutto e le suore con faccia di aceto, non parliamone! In breve: santità, preparazione e affabilità. Questo vi chiedo