Il punto di arrivo di un percorso, il segno profetico di un lavoro dedicato ai ragazzi. Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, voluto dalla Conferenza episcopale italiana – terminato il 16 luglio a Castiglion della Pescaia con 34 ragazzi e ragazze di 19 Paesi – ha rappresentato per loro un’occasione di mettersi in campo, confrontandosi e apprendendo l’uno dall’altro. Don Gianluca Marchetti, sottosegretario della Cei, ha raccontato a Radio Vaticana – Vatican News lo scopo di questo incontro: “La Conferenza episcopale italiana ha scelto di mettersi in gioco in questa impresa, dando fiducia ai giovani”. Una scommessa su loro che rappresenta, dice, l’apertura di un cammino “nello stile di Papa Francesco”.
“Dobbiamo essere grati innanzitutto alle tantissime conferenze episcopali dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”, spiega ancora don Marchetti raccontando delle diverse realtà – da quella spagnola, a quella francese passando attraverso i vescovi latini delle regioni arabe, alla collaborazione con la conferenza episcopale maltese e il Santo Sinodo greco cattolico – che attraverso la loro unione e grazie al lavoro della Conferenza episcopale italiana, sono riuscite a creare, sostiene, “un movimento ricco di solidarietà, un’esperienza realmente sinodale da non dare per scontata”. Un’armonia che, unita alla collaborazione con istituzioni fiorentine legate alla figura di Giorgio La Pira, come il Centro Internazionale studenti, la fondazione La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II, hanno reso possibile la creazione del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo. Queste istituzioni fiorentine, secondo il sottosegretario della Cei conservano intatto di La Pira “lo spirito profetico, l’apertura internazionale e lo stile di fraternità che già da molto tempo si muovono in questo ambito di incontro tra culture. Il loro apporto è stato a dir poco essenziale”.
Per molti delle ragazze e dei ragazzi presenti a Firenze, il Consiglio ha offerto la possibilità di uscire per la prima volta dal proprio Paese, affrontando la sfida di confrontarsi con coetanei provenienti da realtà differenti. “Se ripenso ai i volti di questi ragazzi un po’ mi emoziono“, racconta Don Gianluca Marchetti. “Alcuni di loro vivono in Paesi in cui la realtà cristiana è una minoranza, magari anche perseguitata. Improvvisamente si sono trovati con altri giovani a guardarsi in faccia e a parlarsi in una realtà veramente accogliente.” Un senso di fraternità molto grande per molti giovani, che insieme hanno tentato di superare le barriere culturali costruendo ponti. Secondo don Marchetti, “quello che è emerso, è che non si incontrano ideologie o confini ma delle persone, dei testimoni, dei credenti. È stato bello vedere questi ragazzi poter parlare e scoprire che gli altri apprezzano quello loro che sono, che puoi essere libero di raccontare la tua storia. Forse è stata la cosa più bella di questi giorni fiorentini”.
Secondo il sottosegretario della Cei, per i vescovi italiani coinvolgere i giovani in progetti di condivisione e fratellanza cristiana “è una scommessa, su cui il Santo Padre ha sempre insistito. Non è un caso che uno dei primi Sinodi sia stato incentrato proprio sui giovani.” Secondo don Marchetti spesso nella nostra società non si punta veramente sui ragazzi che invece desiderano ardentemente essere coinvolti in progetti che li rendano protagonisti. “La Chiesa italiana – afferma – ha scelto di appoggiare e supportare i giovani, non prendendo il loro posto, ma donando loro gli strumenti affinché possono camminare autonomamente senza giudizi e manipolazioni, creando per loro degli spazi creativi”. Una scelta coraggiosa volta a creare un senso di comunità, sottolinea il sacerdote: “Abbiamo cercato di far sentire ai ragazzi la vicinanza della comunità ecclesiastica. La Chiesa si sente di poter scommettere e dare fiducia ai giovani che rappresentano la nostra primavera, il nostro futuro.”
Beatrice D’Ascenzi – Vatican News