“Giubi… che?”, il podcast con i dubbi e le risposte sull’Anno Santo

Una tavola rotonda per parlare del Giubileo che, come ha detto Papa Francesco nell’omaggio alla Vergine in Piazza di Spagna, lo scorso 8 dicembre, “sarà un messaggio di speranza per l’umanità provata dalle crisi e dalle guerre”. Un Anno Santo nel quale riscoprire alcune parole chiave, non solo speranza “come desiderio e attesa del bene” si legge nella Bolla di indizione del Giubileo, ma anche perdono, misericordia, pazienza e per ritrovare “l’esperienza viva dell’amore di Dio”.

In dialogo nel podcast “Giubi…che? domande e risposte, anche scomode, sul Giubileo” ci sono personalità diverse: la vaticanista Vania De Luca, il parroco della chiesa romana di Santa Silvia don Alfio Tirrò, suor Alice Callegari che appartiene alla Congregazione delle Figlie della Chiesa, Tommaso Cardinale, autore del libro “Il Testa di Catto”, admin della community @lacchiesa, Monica Pennetta, insegnante di religione e tra le fondatrici di Cattonerd. L’obbiettivo è uscire da una comunicazione autoreferenziale per provare a comprendere il senso ecclesiale e spirituale di questo Anno santo partendo dai dubbi e dalle attese del Popolo di Dio.

Un tempo che ripropone la sfida dell’annuncio
Gli esperti che prendono spunto dai pensieri sorprendenti dei bambini del catechismo e dalle voci di strada, a volte distratte altre volte profonde, raccolte tra i turisti e i romani intorno al Vaticano. Si sviluppano così i 4 episodi del podcast, in quello di apertura, la prima domanda, che sembra la più semplice – “Cosa è il Giubileo?” – ha raccolto risposte diverse: c’è chi non ha saputo dire cosa sia l’Anno Santo, chi ne ha parlato come di “un’occasione per incontrare Gesù Cristo che ci dona una vita nuova” e chi lo percepisce come “un anno dedicato alla pace”. Si stupisce delle risposte incerte la vaticanista Vania De Luca, “però è vero – afferma – che questa scadenza ogni 25 anni presuppone che nella vita media uno possa vivere due Giubilei, non di più, forse ed è quindi, in parte, giustificabile. E comunque partire da questa inconsapevolezza può essere la sfida di questo Giubileo”. Per don Alfio Tirrò, c’è bisogno di “una vera e propria prima alfabetizzazione” dei cattolici, bisogna passare dall’epoca della “sacramentalizzazione” della vita ecclesiale a quella dell’annuncio, della condivisone e della fede. Suor Alice Callegari si chiede quale sia la responsabilità dei cattolici se non tutti sanno spiegare cosa sia il Giubileo. “Dovremmo – dice – fare di più”.

Le attese dei bambini
“Spero che la pagella andrà bene e che mamma e papà saranno sempre felici di me”; “spero che non mi interroghino”, “che i dinosauri ritornino”, “che la scuola esploda”, “che possa sempre essere vicino a mia sorella perché lei è tutta la mia vita anche se a volte litighiamo”. La speranza, cuore del Giubileo, è colorata di tante sfaccettature per i bambini del catechismo della parrocchia romana di Santa Silvia. C’è dentro la famiglia, la scuola, gli affetti più cari. Per Tommaso Cardinale, le risposte dei bambini sono molto belle, “nascondono una certa attesa, anche teologica, su cos’è la speranza”. “La speranza per noi credenti – riflette Monica Pennetta – non è legata a una paura, ma in realtà a una cosa buona che effettivamente accade, è accaduta e che deve finire di compiersi, ma che c’è già, anche se non la si vede”. “Ci può essere speranza senza fede?”. “Istintivamente – risponde don Alfio Tirrò – mi verrebbe di dire sì, perché la speranza per noi prima di tutto è un dono. E quel dono è sempre a portata di mano di ogni uomo in virtù del donante con la D maiuscola”. “Dall’altro lato – continuna il parroco – mi chiedo a cosa serve avere un dono se non sai di averlo ricevuto, se non sai di averlo lì nel cassetto. Pertanto la fede è la possibilità di accedere al beneficio di quel dono. Però senz’altro sono convinto che la speranza per l’umanità c’è sempre e comunque perché non dipende appunto da noi”.

di Benedetta Capelli, Fonte: Vatican News

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