Centinaia di diaconi permanenti provenienti da tutto il mondo, molti dei quali accompagnati dalle proprie mogli e dai propri figli. L’auditorium romano di via della Conciliazione oggi, 22 febbraio, ha ospitato lo spaccato di una realtà complessa e variegata che in ogni angolo del continente sta dimostrando una straordinaria vitalità: quella di un diaconato che si mette non solo a servizio della Chiesa ma anche delle esigenze delle diverse società con le quali costruisce spesso proficui rapporti di collaborazione.
Approfondimento di vita
L’incontro dal titolo “Diaconi in una Chiesa sinodale e missionaria per essere testimoni di speranza” — inserito nell’ambito delle attività del Giubileo dei diaconi permanenti che si è aperto ieri, 21 febbraio e si chiuderà domani con la celebrazione della Messa nella Basilica di San Pietro —, è stata l’occasione per approfondire il ruolo e la missione diaconale in un lungo spazio di condivisione con vescovi, delegati e referenti delle Conferenze episcopali e delle diocesi, ma anche con le spose dei diaconi permanenti che in questa giornata di convegno hanno dimostrato di voler essere sempre più coinvolte.
Periferie esistenziali
Ringraziando tutti questi ministri ordinati per la loro testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità che si estende «fino alle periferie esistenziali, alle quali il Santo Padre ci richiama continuamente» il cardinale Lazzaro You Heung Sik, prefetto del Dicastero per il Clero, nel saluto d’apertura ha sottolineato come il dono del ministero dei diaconi sia un’opportunità che è sempre più urgente cogliere e valorizzare in questo cambiamento d’epoca che comporta sfide ma offre anche nuove possibilità. «Questo compito oltrepassa le nostre forze e lo possiamo portare avanti solo con la grazia di Dio, facendo la nostra parte, unendo le nostre potenzialità e aiutandoci fra di noi», ha detto il porporato coreano.
Missione specifica
Rivolgendosi alla platea, il prefetto ha ribadito che «la vostra è una vocazione specifica nella Chiesa, che non si può confondere con la vocazione e missione di altre figure altrettanto importanti come i presbiteri, i consacrati e i fedeli laici», mettendo anche in evidenza che chi si è preso la briga di custodire per secoli i ministero diaconale è stato lo Spirito Santo: «Nonostante questa “fedeltà millenaria”, il diaconato è anche un ministero giovane, nelle modalità e nelle esperienze rese possibili dal Vaticano II e ribadite nel recente Sinodo. Non dobbiamo guardarlo con atteggiamenti ingenui: il diaconato permanente non è la salvezza della Chiesa e del mondo. Il percorso sinodale, ancora in atto, ci ha fatto percepire che lo Spirito Santo ha piani ben più ampi per la riforma e per un rinnovamento della Chiesa. Ma non dobbiamo nemmeno spaventarci o cadere in forme di chiusura o di resistenza al cambiamento nel momento in cui riconosciamo alcuni aspetti di fragilità o di ambivalenza in qualche esperienza diaconale vissuta, nel passato o più recentemente».
Testimonianze dai cinque continenti
Dall’Europa all’Africa, dal Medio Oriente all’Asia e all’Oceania passando per le Americhe, le testimonianze dai cinque continenti che si sono alternate dal palco hanno raccontato di un ministero che in ogni Paese assume forme e peculiarità diverse ma ha un denominatore comune: l’amore e la dedizione per la Chiesa, i fratelli, i più poveri, gli emarginati. Così, è stato reso noto che se nel mondo ci sono più di 47.000 diaconi permanenti, l’Italia è la terza nazione in assoluto ad averne consacrati di più; negli Stati Uniti la crescita è costante e non si ferma al punto che, tra vent’anni, il loro numero eguaglierà quello dei sacerdoti; in America Latina e nei Caraibi i diaconi permanenti sono ormai diventati veri attori di rinnovamento anche sociale; in Asia e Oceania il diaconato permanente è una vocazione che per ora interessa solo lo 0,2%, ma che ha assunto un ruolo fondamentale nel dialogo interreligioso in contesti dove i cristiani sono una minoranza.
Mogli protagoniste
Da tali ambiti, che rappresentano vere e proprie sfide, le mogli dei diaconi, organizzate nella Rete internazionale delle spose, non vogliono essere escluse; come del resto sono pronte a sostenere anche la missione dei propri mariti. Marie Françoise Maincent, referente della rete per il Centro internazionale del diaconato in Francia, è intervenuta sostenendo la necessità che ci sia «più formazione e coinvolgimento delle donne, perché le mogli sono molto sensibili affinché in questo ministero la componente femminile sia valorizzata pienamente».
Lanciato un sondaggio online
In conclusione dei lavori, ai quali ha preso parte anche l’arcivescovo Andrés Gabriel Ferrada Moreira, segretario del Dicastero per il Clero, è stato presentato un sondaggio online per conoscere meglio la realtà dei diaconi permanenti nel mondo: «Inoltre — ha spiegato il cardinale Lazzaro You Heung Sik — vorremmo anche impegnarci a costituire un gruppo di lavoro internazionale che si dedichi alla revisione della Ratio Formationis e del Direttorio per la Vita dei Diaconi. Sarà l’occasione per rafforzare la rete che si sta creando, per preparare un grande convegno internazionale nel 2026, e favorire l’aggiornamento di uno strumento come il Direttorio, utile a tutte le Chiese particolari nel loro lavoro con e per i Diaconi».